Il velo nella Sunna

Un paragrafo a parte merita esser dedicato alla questione del velo secondo la seconda fonte del diritto islamico, maggioritariamente riconosciuto in ambito sunnita: la Sunna. Si fa presente, comunque, che tale fonte ebbe pieno sviluppo solo dopo il IX sec. d.C., in ambiente abassidico, raggruppando, per opera di alcuni studiosi, gran parte degli "ahadīth" (ovvero: detti del Profeta), verificandone ufficialmente la loro attendibilità secondo il criterio dell'isnād (catena di trasmissione dei vari detti che dovrebbe risalire nel tempo fino al periodo di Muhammed). Tra le varie raccolte spesso si trovano ahadīth comuni ed altri invece che potrebbero contrastare fra loro e non c'è piena uniformità tra le varie scuole islamiche su tutte le collezioni di ahadīth islamici. In ogni caso, comunque, tale fonte è indubbiamente opera dell'uomo e, se anche si vuole coprire di santità o di intoccabilità gli autori della catena trasmissiva, si tratta pur sempre di materiale elaborato ben dopo il periodo della rivelazione basandosi essenzialmente su fonti orali che potrebbero anche esser state influenzate più o meno consciamente, dalle usanze e dalla politica dei vari califfati che si sono succeduti.
Allo stesso modo con cui la salāah (la preghiera rituale islamica) viene generalmente riconosciuta e praticata, come parte integrante delle 'ibādāt (pratiche rituali) del credo musulmano, il velo per le donne è riconosciuto a larghissima maggioranza come wajib o fard (un obbligo), anche se, in realtà, da una lettura del solo Corano, per la preghiera non sappiamo nemmeno come essa andrebbe fatta e nemmeno quante volte al giorno (vi si accenna in tre periodi solamente) eper il velo, (come visto), in effetti, non vi è posizione giuridica precisa, in quanto il velo per le donne è citato solo in quei due versetti medinesi e non si parla certo di hijāb, come abbiamo visto.
E' assodato che la gestualità della preghiera risale agli ahâdîthdi conseguenza anche l'obbligatorietà del velo rientra puramente nel piano più esteso della teologia e del diritto islamico che, come fonti, comprende oltre al già citato Libro sacro, anche la sunna, l'Ijmāʿ (il consenso dei "dotti"), il Qyas (deduzione di una regola attraverso il procedimento analogico), quest'ultimo non riconosciuto in tutte le scuole.
L'obbligatorietà del velo quindi, rientra solo all'interno di un contesto giuridico islamico esteso che, nella scelta delle fonti, si appoggia necessariamente anche (e a volte sopratutto) alla tradizione islamica con i suoi numerosi ahâdîth, in quanto, il fatto di creare una giurisprudenza che tratti ogni possibile argomento basandosi sul solo Corano è impossibile e lascierebbe troppo aperto al raziocinio e alle varie personali interpretazioni. Ma, in un quadro di necessità assolutistica di provenienza divina, la tendenza è stata quella di sacralizzare, (e, volte anche modificare) oltre l'obbiettività storica della tradizione.
Si fa presente, quindi, che qualsiasi contenuto, per quanto fedele che sia, ivi contenuto a favore dell'uso del velo è provenienza decisamente umana, tradizionalmente, orlamente trasmetto e redatto da persone, non è quindi riconosciuto come rivlezione divina..
Citiamo, quindi, alcuni degli ahadith inerenti l'uso del velo nelle donne, nominati appunto nei vari tafsīr (commenti) al Corano, nel tentativo di capire come, il velarsi, suggerito dai due versetti coranici, sia stato compreso dal Profeta e dalla sua famiglia e dall'ambiente vicino alla rivelazione.

Narrato da Umm Salama, "madre dei credenti". L'apostolo di Allāh (pace e benedizioni su di lui) ci disse: -Se qualcuna di voi ha uno schiavo che si mette in accordo per acquistare la sua libertà, e può pagare l' intero prezzo, lei deve velare sé stessa da lui-" (Abū Dāwūd, libro 24 hadith n. 3917).

Narrato da 'Ā'ishah, la madre dei credenti. Safyia, figlia di Shaibah,  'Ā'ishah, menzionando le donne degli ansār ("ausiliari" della citta di Medina), pregò per loro e parlò bene di loro. Lei quindi disse: -Quando la sura An-Nûr discese, presero i loro tendaggi, li strapparono e ne fecero dei veli per coprire le loro teste-" (Abū Dāwūd, libro 27, hadith 4089).

Narrato da 'Ā'ishah: L' Apostolo di Allāh usava praticare la preghiera del fajr (dell' alba) e alcune donne credenti coperte con i loro teli velanti usavano attendere l' ora della preghiera del fajr con lui e poi ritornavano alle loro case irriconosciute" (Sahīh al-Bukhārī volume 1 libro 8 hadith 368).

"I compagni del Profeta dissero: -Giuro su Allāh, ognuna delle donne presenti prese una parte del suo vestito e lo strappò in due, tanta era la povertà, per ricavarne un velo per coprire la testa e l'altro per rivestire il corpo. Tutte le donne si presentarono alla successiva preghiera guidata dal Profeta indossando l'hijāb-".(Hadīth tratto da un testo di Amr Mohamed Helmi Khaled)

Ibn Abbas: "le donne credenti stavano assistendo alla preghiera del Subh, in moschea, ed esse ritornavano a casa senza che nessuno potesse riconoscerle."

Safiyya, figlia di Shaybah, riferì: "Mentre stavamo da 'Ā'ishah, menzionammo le donne dei Quraysh e i grandi benefici di cui godevano, ed 'Ā'ishah commentò: «In verità, le donne dei Quraysh godono grandi benefici, ma, per Allāh, io non ho visto meglio delle donne degli Ansâr per la volontà di accettazione del Libro di Allāh e per la fede nella Rivelazione: al momento in cui Suratu-n-Nûr fu rivelata, (ed in essa Allāh dice): "...di lasciar scendere il loro velo fin sul petto...", subito i loro mariti tornarono da loro recitando ciò che Allāh aveva fatto discendere su di loro. L'uomo lo recitava a sua moglie, a sua figlia, a sua sorella e ad ogni parente femmina. Non una sola donna fece obbiezione a ciò, prese il proprio mantello e si coprì il capo e il volto con accettazione e fede in ciò che Allah aveva rivelato nel Suo Libro. Il mattino seguente, esse erano dietro al Profeta coperte come se dei corvi neri si fossero messi sulle loro teste»(Ibn Hazm (XI secolo) nel "I gradi del consenso")

Abu Da'ud, riporta da 'Ā'ishah, come Asma'a, figlia di Abū Bakr come entrò un giorno dal Profeta, vestita di abiti trasparenti ed egli disse alla madre: -"Oh Asma'a, quando tua figlia diventa pubere, conviene che mostri solo queste parti (e indicò il viso e le mani)"-. 
Abbiamo ancora la testimonianza di 'Ā'ishah circa la sua immediata applicazione nella comunità dei musulmani: "Effettivamente , le donne qurayscite hanno molti meriti, ma giuro su Dio che non ho mai visto migliori donne di quelle di Ansâr; la loro fede in Dio era più forte. Appena fu rivelata la Sura "La Luce",con i versetti relativi all'hijāb, gli uomini accorsero per informare le loro spose, le loro madri e le loro figlie, che applicarono subito tale versetto e si presentarono il giorno seguente, alla preghiera dell'alba, avvolte nel loro hijāb, silenziosi e immobili".
Qatada riferì: "Quando le mogli del Profeta ed altre Credenti uscivano di casa per i loro bisogni, alcuni uomini le disturbavano come se fossero delle schiave. Così Allāh ordinò loro di portare il velo per distinguersi"
Quando delle donne della tribù dei Banu Tamîm resero visita ad 'Ā'ishah indossando abiti leggeri, ella commentò: -"In verità, se siete delle credenti, certamente questo non è l'abito delle credenti; ma se non lo siete, allora godetevelo"-. 

Una giovane sposa andò a trovare 'Ā'ishah coperta da un velo molto fine e trasparente; 'Ā'ishah
 le disse: «La Surah della Luce non proteggerà una donna velata così».

Ci sono ahadīth che fanno da commento al versetto del Corano (Al-Ahzâb 33,59), che menzionano il jilbâb, come il seguente:

Narrato da Safiyah figlia di Shaibah: 'Ā'ishah era solito dire: -"Quando (scese il versetto):"Essi dovrebbero tirare la loro jalabib sopra il collo e petto", (le signore) hanno tagliato i lembi di vestiti ai bordi e coperto i loro volti con i pezzi tagliati" (Sahih Bukhari, Volume 6, Libro 60, Num. 282)

Un altro hadīth menziona sempre il jilbâb:

Narrato da Umm Atiyya: Ci venne ordinato di far emergere le nostre donne mestruate e le donne sottoposte a screening per le feste religiose e invocazione dei musulmani in due feste. Queste donne sono state le mestruazioni per tenere lontano dalla musalla. Una donna chiese: "Oh Messaggero di Allah! Che dire di una che non indossa il jilbâb ?" Egli disse: "Lasciatela in prestito la jilbâb della sua compagna". (Sahih Bukhari, Libro 8, # 347)


In un hadith, 'Ā'ishah racconta che il Profeta disse che "quando una donna raggiunge l'età delle mestruazioni, non le si addice mostrare le parti del suo corpo tranne questo e questo, indicando il viso e le mani"
'Aisha, facendo strada ad alcune donne della tribù di Banû Tamîm che sono venute a visitarla ed avevano dei vestiti chiari, impropriamente trasparenti, disse loro: "Se effettivamente siete credenti donne, allora dovreste conformare questa credenza con il vostro modo di vestire delle donne credenti e se non siete credenti, allora godetevelo".
In un altro hadīth, una donna con un velo sopra il suo viso venne a vedere Mohammed; stava cercando suo figlio che era stato ucciso in battaglia. Il Profeta le chiese: "Sei venuta qui a chiedere di tuo figlio mentre ti copri la faccia col velo?" E lei rispose: "Io sono afflitta per la perdita di mio figlio, non voglio soffrire anche per la perdita della mia modestia". Compiaciuto, Mohammed le disse: "Tu otterrai la ricompensa di due martiri per tuo figlio" perché "è stato ucciso dal Popolo del Libro".
'Ā'ishah, disse: "Io non ho visto donna migliore di quelle degli al-Ansâr: quando questo versetto venne rivelato, tutte loro presero i propri grembiuli, li stracciarono in due pezzi e li usarono per coprire le loro teste..."(Ar-Razi, at-Tafsiru 'l-Kabir, vol. 23 e al-Bukhari, Sahih).
Ma se 'Ā'ishah, la preferita, usava indossare il velo del matrimonio, altre non lo facevano affatto. Famoso è l'episodio di Umm Omara, che durante la battaglia di Uhd combatté vicino al marito e fu da questi elogiata per come usava la spada, la stessa donna che nel 634, sempre in combattimento, perse un braccio. 

«Allah non accetterà la preghiera di una donna che abbia raggiunto l'età adulta, ad eccezione che si copra con un khimâr» (Narrato da Ahmad, Abu Dawud).

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